In questo film, la storia delle sparute persone che vivono a Ville Montetiffi si intreccia con l’antico mestiere di tegliaio.
Con la presenza del regista Manuel Zani e dell’operatore della fotografia Luca Nervegna

Sono immagini in dissolvenza, relitti di un’era già scomparsa che qui continua ad esistere fuori dal tempo, in una sorta di eterno presente.

La geografia aspra delle colline romagnole amplifica questo apparente isolamento nello spazio e nel tempo.

Ma il tempo, protagonista sotto traccia di questa storia, scorre anche qui, con le stagioni che si susseguono trascinando inevitabili cambiamenti.

Con una leggera e inconsapevole ironia, i personaggi interpretano uno spaccato delle propria vite, rammentano e riflettono brevemente su di essa, affrontando con semplicità problemi esistenziali da sempre connaturati all’uomo.

Non c’è nostalgia per un “tempo passato” da reputare migliore o più vero. Il mondo esterno non è contrapposto al microcosmo di Ville Montetiffi.

Lo si percepisce piuttosto come una alterità, nell’assenza dei figli che vivono in luoghi lontani e raramente tornano al luogo d’origine, o nella dimensione effimera della festa.

Tutto è accettato con naturalezza, anche la morte. Come se le persone facessero parte dell’ambiente. Al parti di una roccia, o di una pianta. O come gli animali domestici che, incuranti, di tanto in tanto attraversano le inquadrature del film.